La tosatura: modernità di un lavoro antico

di Niva
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Pecore che aspettano il momento della tosatura

Per secoli la pastorizia ha rappresentato l’attività economica principale dell’Abruzzo, soprattutto nelle zone montuose più interne, là dove il terreno roccioso non si prestava particolarmente ad essere coltivato. Così, più o meno dal XIV secolo AC, i pastori hanno popolato le nostre montagne e l’allevamento delle pecore ha segnato in maniera profonda e duratura anche la cultura, le tradizioni, la religione e la vita degli abruzzesi. Le pecore non erano essenziali solo per avere la carne e il latte necessario per fare il formaggio, ma erano una preziosa fonte di lana, indispensabile per realizzare coperte, calze, cappelli e quei caldissimi mantelli grazie ai quali i pastori riuscivano a superare i rigidi inverni.

Fra alti e bassi la pratica della pastorizia è arrivata fino ai giorni nostri, ma oggi non sono più in molti ad intraprendere questo mestiere e questa vita e quindi non ci sono nemmeno così tante persone in Abruzzo che sappiano tosare le pecore. E appena ho saputo che dei Maori sarebbero arrivati direttamente dalla Nuova Zelanda per tosare le oltre 1000 pecore di Manuela, mi sono detta: “Non puoi lasciarti scappare questa occasione unica!”. Così, una decina di giorni fa, mi sono alzata di buon’ora per partire in direzione Anversa degli Abruzzi. Destinazione: il bioagriturismo La porta dei parchi!

Una splendida vista sulle montagne di Anversa con un'intrusa (io)

Una splendida vista sulle montagne di Anversa con un’intrusa

d accogliermi al mio arrivo c’erano Manuela e sua figlia Viola, due simpaticissime donne dall’accento toscano. Sì, perché Manuela (detta anche “la signora delle pecore”, come l’ha definita il New York Times qualche anno fa per il suo progetto “Adotta una pecora“) è arrivata in Abruzzo una trentina di anni fa. Allora, dopo una laurea in agraria con una tesi sugli ovini, lavorava per l’Università di Firenze e venne ad Anversa per studiare le piante del Parco Nazionale d’Abruzzo. Non pensava però che si sarebbe innamorata di quel meraviglioso paesaggio (e di un abruzzese!) tanto da decidere di trasferirsi qui.

Manuela, Viola ed io nell'agriturismo

Manuela, Viola ed io nell’agriturismo

I tosatori invece sono arrivati verso sera, ma si sono messi subito al lavoro. Nel guardarli si resta assolutamente affascinati. Già dal momento in cui preparano gli attrezzi. Con calma e con grande concentrazione. Non usano forbici, ma moderni rasoi elettrici super affilati che velocizzano il lavoro e permettono di avere un vello perfetto e integro in soli due minuti, senza ferire le pecore né chi li maneggia.

Un tosatore maori mentre prepara l'attrezzatura

Un tosatore maori mentre prepara l’attrezzatura

Le pecore non hanno minimamente paura di loro e loro le trattano con estrema delicatezza. Le bloccano fra le ginocchia come in un grande abbraccio e iniziano a lavorare. Non sembra di assistere alla tosatura, ma ad una vera e propria danza! Con calma, girando l’animale, movimenti precisi, si muovono e con soli 56 colpi di rasoio, e il gioco è fatto. La pecora si allontana e raggiunge le sue amiche e a terra resta la lana, che verrà trasformata in caldissime coperte, maglioni e persino in morbidissimi peluche! Una volta finito il loro lavoro qui, i tosatori maori partiranno per raggiungere aziende sparse in tutto il mondo prima di tornare a casa, in Nuova Zelanda, con i suoi 4 milioni di abitanti, 40 milioni di pecore e un’antica tradizione legata al mondo ovino ad aspettarli.

Un momento della tosatura

Un momento della tosatura

Ma questo è un food blog, giusto? E allora non posso concludere senza prima parlarvi delle squisitezze che Viola prepara con le sue mani e che ho mangiato in agriturismo. Un pranzo luculliano, tutto a base di cose genuine, che vengono direttamente dalla Porta dei Parchi o da aziende agricole della zona. Un pranzo a metro zero praticamente!

La bistecca del pastore

La bistecca del pastore

Un tagliere di salumi e formaggi e fave fresche dell’orto, gnocchi alla crema di zolle (il sapore dell’aglio non di sente affatto, giuro!), gnocchi al ragù di carne di vitello e agnello, hamburger di maiale e pecora, la bistecca del pastore e dulcis in fundo… un tiramisù rivisitato senza mascarpone, con ma una crema a base di ricotta. Quello che mi ha più colpito di tutto il menu, però, è stata proprio la bistecca del pastore, un piatto povero della tradizione abruzzese che a dispetto del nome non ha carne: solo pane, pecorino e cipolle cotti in forno.

Tiramisù con crema di ricotta al caffè

Tiramisù con crema di ricotta al caffè

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